Il futuro dell’auto: intervista a Massimo Nordio, AD di Volkswagen Group Italia


Siamo a metà del 2018, cerchiamo di parlare di futuro, di auto e di prodotto e lo faremo con Massimo Nordio, Amministratore Delegato di Volkswagen Group Italia. Massimo, siamo di fronte ad un periodo di transizione in cui stanno cambiando gli scenari e stanno cambiando tante delle logiche che hanno governato fino ad oggi l’automobile, puoi raccontarci quale è il futuro imminente e quale è la situazione reale o dei prossimi anni del mercato italiano e del mercato mondiale intorno al prodotto automobilistico?

Dal punto di vista di quello che sarà il traguardo di tutte queste grandi trasformazioni nel mondo della mobilità, in particolare di quella privata, è chiaro a tutti: le automobili saranno a trazione elettrica, a guida autonoma, connesse e condivise il più possibile. Nessuno è in grado di dire bene quando sarà l’ora X, cioè quando in Italia su circa 2 milioni di automobili si venderanno queste vetture con queste quattro caratteristiche. Però arriverà, il tema è come prepararci per questo momento, sarà un periodo di transizione molto lungo, nel quale sarà fondamentale che la collettività si giochi le carte e quindi intendo la disponibilità delle diverse tecnologie, la possibilità di creare delle infrastrutture che interagiscano con queste tecnologie. Insomma con tutti gli attori della mobilità che si siedano attorno ad un tavolo per prendere le giuste decisioni nell’interesse della collettività. Diciamo che è un periodo di interregno, in questo periodo però vediamo tante alternative, la prima cosa: parliamo spesso di auto nuove e di futuro, ma parlando oggi di numeri reali vediamo un parco auto costituito da milioni di esemplari circolanti omologati euro 3, euro 4 ed euro 5 nel migliore dei casi ed un mercato del nuovo – intorno al milione e mezzo di auto immatricolate nuove ogni anno in Italia, dove ancora queste percentuali restano piccole. Quindi il mondo reale, oggi e nei prossimi anni, cosa ci offre di sostanzioso, anche dal punto di vista delle Case automobilistiche, per migliorare non solo la mobilità ma anche il livello di emissioni di cui parliamo?
Una cosa secondo noi è chiara: nel fatidico momento in cui il cambiamento sarà compiuto al 100%, tutte le tecnologie attualmente disponibili in forma sempre più evoluta, saranno fondamentali al raggiungimento di questo obiettivo. Per fare un esempio che riguarda il nostro Gruppo, noi prevediamo che nel 2025, a livello globale, che circa il 25% delle auto vendute dal Gruppo Volkswagen nel mondo sia a trazione 100% elettrica, quindi auto a batteria. Tutto il resto, circa il 75%, sarà composto da un mosaico di tutte le diverse tecnologie disponibili, che dal punto di vista dell’impatto ambientale e dell’efficienza, ognuna di loro, evolvendosi sempre più, contribuiranno a ridurre l’inquinamento in maniera più o meno equivalente, come confermato anche dalle stime del CNR. Quindi da un lato ci sarà l’elettrico puro e dall’altro le diverse tecnologie, quindi i motori a combustione interna rappresentati da benzina, diesel, ibrido e metano.

Abbiamo parlato del traguardo del 25% nel 2025, siamo nel 2018 e mancano ancora 7 anni, vuol dire che questa percentuale, essendo un obiettivo, andrà raggiunta nel tempo. Dall’attuale 5%, magari passeremo al 10% nel 2020 e così a salire. Quello che però è importante capire, è che soprattutto negli ultimi 2-3 anni sono calate moltissimo le emissioni provenienti dalle motorizzazioni classiche, diesel e benzina. Questo è un dato molto importante, lo step 2 dell’Euro 6 arrivato nel 2018 pone limiti completamente diversi, difficilmente avvicinabili a quelli di qualche anno fa.

Si. Chiaramente, come dicevo prima, la tecnologia si evolve e il problema non sono le auto di oggi che hanno, per esempio nel caso del diesel, un livello di emissioni di particolato, che è quello che viene misurato dalle famigerate centraline nelle nostre città e che influenzano le decisioni sui blocchi di traffico, ormai dal 2008 da quando il filtro particolato è diventato standard su tutte le vetture diesel, è quasi azzerato. Quindi in realtà le tecnologie sono già oggi sono assolutamente all’avanguardia e lo saranno sempre più nel futuro. Il problema sono quelle decine di milioni, il parco circolante in Italia supera i 35 milioni di automobili, di auto che hanno diversi anni. Giusto per dare un dato, in Italia ci sono circa 10 milioni di auto circolanti che sono addirittura euro 0, quindi più datate rispetto alla prima normativa europea sull’impatto ambientale. Quindi il problema non è tanto quello di scegliere o premiare oggi una certa tecnologia o punirne un’altra, visto che sono più o meno tutte sullo stesso piano (dati CNR), ma è quello di sviluppare un programma di eliminazione del parco circolante più vetusto e più anziano.


Questo senza dubbio le Case lo fanno perché ovviamente l’obiettivo è quello di diffondere sempre di più le nuove tecnologie. Però chiaramente, come dicevo prima, bisogna essere tutti dalla stessa parte con l’obiettivo di fare l’interesse della collettività e quindi costruire un percorso di rinnovamento del parco circolante che sia guidato dai contenuti tecnologici e dal buon senso.

Abbiamo visto, in particolare negli ultimi mesi, che un po’ tutti i marchi del Gruppo Volkswagen – soprattutto Seat, Škoda, Audi e Volkswagen stessa – hanno allargato fortemente l’offerta dei SUV. Oggi siete cresciuti fortemente dal punto di vista dei numeri, il 2018 si prospetta come uno dei migliori degli ultimi anni, sono arrivati il Volkswagen T-Roc e la nuova Touareg, la Audi Q5, le SEAT Ateca e Arona e le Škoda Karoq e Kodiaq . Come saranno i modelli e le carrozzerie delle auto del futuro?

Senza dubbio i cosiddetti SUV nelle loro interpretazioni sempre più compatte sono il prodotto che gli italiani più gradiscono. Questo però non è un fenomeno solo italiano, ma addirittura mondiale, tanto che sta avvenendo anche in Cina, che è un mercato molto diverso dal nostro. Chiaramente dal nostro punto di vista cerchiamo di soddisfare la domanda proponendo sempre più modelli che rispondono a queste caratteristiche. Quindi che abbiano questa posizione di guida alta che ricorda i fuoristrada di una volta, anche se certo non sono pensati per essere utilizzati come fuoristrada che hanno un po’, come dire, combinato le funzioni razionali di una station wagon a quelle di una monovolume e il SUV in qualche modo riesce ad incrociare queste due esigenze.

Chiudiamo con quello che rappresenta l’Italia per il vostro Gruppo con tutti i suoi marchi: con le fabbriche Lamborghini e Ducati, e Volkswagen Group Italia che è il primo importatore per vendite nel nostro paese. Come si pone questo agli occhi della Germania?

L’Italia è importantissima perché, innanzitutto, fornisce competenze manageriali sia tecniche che commerciali sull’auto e per l’auto. Pensiamo alle scuole di formazione ingegneristica e manageriali presenti all’interno delle case automobilistiche e dei fornitori di componentistica. Nel nostro mondo, a livello di quartier generale, sono presenti tanti designer, ingegneri e manager italiani. Da un punto di vista strettamente legato all’economia, data la dimensione del nostro mercato, nonché la posizione di trend setter del nostro paese non solo nella moda ma anche nel settore automobilistico, l’Italia è tenuta sempre in grande considerazione dal punto di vista industriale. In Europa siamo il secondo mercato per grandezza dopo l’Inghilterra, escluso quello tedesco interno ovviamente, e il settimo a livello globale nella graduatoria mondiale. Una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità.

Il futuro dell’auto: intervista a Massimo Nordio, AD di Volkswagen Group Italia